Serbian Holocaust


Ostoja Slijepčević, May 5, 2010, Belgrade

Ostoja Slijepčević fu presente all'uccisione di sua nonna.  Alla sua sorella Danica, che aveva cercato di fuggire,  fu data una punizione esemplare: la gettarono viva nella fornace, alla fabbrica di mattoni di Jasenovac.




Voices of Survivors

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Resa in italiana dell'intervista, parafrasata e abbreviata:


Mi chiamo Ostoja Slijepčević ... Sono nato il 12 agosto 1933, a Turjak, un villaggio ai piedi del monte Kozara ... vicino a Bosanska Gradiska. Avevo finito il primo anno di scuola elementare nel Regno di Jugoslavia...quando la guerra arrivò al mio paese nel 1942...Fino ad allora la gente lavorava, era un villaggio, ma grande, con una scuola e una chiesa, e anche una stazione ferroviaria. 

Poi ho sentito, mi ricordo molto bene, ero con altri ragazzi in un cortile, quando un uomo gridò dalla strada che chiamavamo "la strada piana": "Scappate, scappate, tutti che mi sentite!  Arrivano, stanno massacrando , uccidono e bruciano tutto da Gradiska e Topola.  Scappate tutti!" Così ha avvertito il villaggio. A quel tempo...avevo tre zii e la nostra casa era la quarta, eravamo in 21 persone nella mia famiglia.  In casa eravamo sette, e mia madre era vicina ad avere un altro bambino.  Mi ricordo molto bene come siamo fuggiti, che panico c'era, fino a quando ustascia e tedeschi un giorno non ci circondarono.

Poi, ci menarono in una città, Podgred, dove c'era una segheria con un grande camino, come una ciminiera e da lì a piedi per la strada [verso Gradiska]. E allora, allora cominciò...allora ho visto il primo omicidio. Era sulla strada...Gli ustascia...ci fiancheggiavano, ed eravamo tutti insieme, bambini, donne e uomini. Mio padre, mia madre, mia nonna, e me. Tutta la mia famiglia era lì, camminando per la strada.  Se qualcuno lasciava il bordo della strada, o inciampava e cadeva, lo colpivano. 

E' successo che Smilja, la mia sorellina di due anni cadde a terra...c'erano anche Mikica, il mio fratello minore e Danica, la mia sorella maggiore e gli altri bambini.  Allora la Nonna si chinò tirar su Smilja, e improvvisamente vidi un ustascia colpirla alla testa con il calcio del fucile.  Portava una sciarpa chiamata bošča, non le si usano più, era una sciarpa di lino bianco con bordi rossi e decorazioni metalliche, e le donne le portavano.   Del rosso apparve sul lino bianco...Cominciai a piangere.  La gente andò avanti.  L'ustascia la colpì ancora una volta...e lei rimase lì.  Era la prima nella mia famiglia a essere uccisa, la Nonna... Ci hanno fatto camminare tutta la strada, passando il fiume Sava, e poi verso il luogo dove una volta c'era una prigione, a Stara Gradiska. 

Poi, a Stara Gradiska, non saprei dire quando separarono gli uomini, i giovani e forti...e anche i vecchi.  Misero le madri con bambini a Stara Gradishka, in un cortile, con grandi stanze...il suolo del cortile era cemento e le mura erano alte.  Ci hanno messi lì.  Ma io non sapevo dove era mio padre.  Poi abbiamo mangiato. C'era un grande calderone, nell'angolo più lontano ... e abbiamo mangiato seduti sul pavimento di cemento, ogni madre circondata dai suoi. 

Una volta, alcuni uomini entrarono, uno per uno, due guardie stava alla porta, due ustascia, e lasciavano entrare gli uomini, uno ad uno, a vedere le loro famiglie. Ma, come uscivano, le guardie li colpivano sulla schiena.  Mio padre venne pure.  Era del 1907, aveva 35 anni.

Venne e disse a mia madre Stoja: "Prenditi cura dei bambini. Io vado in Germania, mi costringono ad andare. Hanno ucciso Milosh.  Hanno ucciso Rade."  Erano i miei zii, Mitar, il piu' vecchio, aveva deciso di non scappare e rimase a casa...disse che nessuno lo avrebbe toccato.  Era il mio terzo zio.  Lo uccisero... dove stava seduto... 

Mio padre usci... ed ero così felice che i due ustascia lo mancarono. In qualche modo, evitò di essere colpito, e andò via...

Poco dopo, ci trasferirono a Jasenovac.  Ma non c'era spazio per noi... stavano costruendo il 
logor, il campo.  Così, ci hanno messo nelle case nel villaggio di Mlaka... le case erano vuote - non c'era nessuno. Non c'era niente da mangiare... qualcuno trovò del granturco in soffitta, così andai a cercare, con mia sorella Danica e gli altri bambini. In soffitta trovammo dei cereali, e mia madre li cucinò.  Abbiamo vissuto in quel modo per un pò, ma dopo circa 10 giorni, mia sorella non c'era più. La più grande, Danica. Lei non c'era. Non ho chiesto a mia madre perché lei non era con noi. Nessuno ci ha battuto lì...Poi ci riportarono a Jasenovac.

...Lì abbiamo trovato Desanka, la figlia di mio zio, nata nel 1928...Ha detto qualcosa a mia madre, e ho visto mia madre piangere... Desanka l'avevano portata direttamente [a Jasenovac] da casa sua.  Durante le vacanze, nel 1978 o 1980, le ho chiesto: "Desanka, ma cosa è successo a Danica? Ne so di tutti i membri della famiglia, ma non di lei.  Sapevo dove morirono, ma non dove morì lei.'  E lei mi chiese di non dirlo a mio padre, che era ancora in vita e morì l'anno prossimo, lei lo chiamava Nonno, e disse: "Non dirlo al Nonno, te lo dirò se mi prometti di non dirlo al Nonno." 

E me lo disse.  Promisi di non dirglielo.  Mi raccontò:  "Voi siete arrivati un giorno dopo che hanno portato Danica. Qualcuno aveva offerto di riportare in Bosnia alcuni bambini, attraverso il fiume Sava. Allora la nostra zia, [la madre di Ostoja] sperando di salvare almeno uno di noi, la lasciò andare, visto che era un po' più grande.  Ma gli ustascia le presero quella notte, e la mattina fecero l'adunata di tutti i detenuti...annunciarono sull'altoparlante che avrebbero punito chiunque tentasse di scappare.  C'erano 4 ragazze dal villaggio di Grbavac che presero, e la più giovane tra loro era la nostra Danica. Aveva 11 anni... 

Dissero che chiunque cercava di fuggire farà
 la fine di quelle ragazze. E poi quattro ustascia presero ciascuna delle ragazze per le braccia e per le gambe e le portarono al forno nella fabbrica di mattoni. Con la faccia rivolta al terreno, con la testa in avanti, gli Ustascia le gettarono una per una nel fuoco.  La nostra Danica fu l'ultima.  Ecco perché io offro una corona di fiori a Jasenovac ogni anno. Per lei ...Danica era l'unica della mia famiglia che è stata uccisa lì.